XXIII Capitolo generale della Congregazione Ancelle della Carità

Brescia, 13 luglio 2023

La Famiglia religiosa delle Suore Ancelle della Carità di Brescia, fondata da S. Maria Crocifissa Di Rosa, (1813 -1855), annuncia la celebrazione del XXIII Capitolo Generale ordinario dal tema: Nella Chiesa, con la Chiesa per essere autentiche Figlie di Santa Maria Crocifissa.

            Il Capitolo avrà luogo a Casa Tabor a San Zeno di Montagna – Verona, dal 21 luglio all’8 agosto 2023.

            Un cordiale saluto, certe di essere accompagnate dal ricordo nella preghiera.

Suor Gabriella Tettamanzi
Superiora generale

Il Padre tuo vede – V Domenica di Quaresima

Gv 11,1-45: Se credi, vedrai la gloria di Dio

Gesù è la risurrezione e la vita. Gesù è la via e la verità.

In questo Vangelo ci vengono presentati dei personaggi con ruoli diversi. Prima incontriamo Lazzaro che si ammala e la storia inizia grazie a lui. Quando sopraggiunge una sofferenza, succede come quando c’è una festa nel paese: iniziano a diffondersi le notizie vere o false che siano.
Poi, questa domenica Lazzaro si ammala gravemente, le sue sorelle Marta e Maria, delle quali non viene detto se avevano genitori – forse erano orfani – iniziano a preoccuparsi di perdere loro unico fratello. Cercano di capire cosa potrebbero fare e dove portarlo per curarlo. Maria si ricorda di avere un amico molto potente che l’ha aiutata quando non stava bene. Propone a sua sorella Marta di mandare qualcuno a dire a Gesù che il suo amico Lazzaro è malato. Non gli dice come curarlo perché quando si ha un amico medico di fiducia, quando gli diciamo di star male, è lui che sa cosa fare! Probabilmente pensavano che Gesù sarebbe venuto subito. Ma nessuna risposta! Piuttosto, dichiara che la malattia non porterà alla morte. Ma in realtà, Lazzaro morirà poco dopo. Immaginate la sofferenza di Maria, che si è fidata del suo potente Amico!

Qui, nel nostro paese, sembra che amiamo i morti più dei vivi! Quando qualcuno muore, si inizia a fare tanti gesti importanti. In qualche modo, mentre la persona è ancora viva, nessuno va a trovarla o compie gesti simili per aiutarla! Ma dopo la morte di un malato, si arriva ad affittare anche il vestito da indossare al defunto per la sepoltura. Si comprano i materiali per costruire la tomba, anche quelli più costosi, tutto per un cadavere.


Ma che fine ha fatto Lazzaro? Abbiamo aspettato Gesù fino alla morte di colui che amiamo. Soltanto dopo quattro giorni Gesù viene tranquillamente incontro a Maria e Marta. Ed ecco le parole piene di dolore: “Se tu fossi stato qui, mio ??fratello non sarebbe morto”. Una parola che dimostra una fede grande. “Se crederai, vedrai la gloria di Dio”.
Perché la realtà divina non si rivela con grandi manifestazioni, non fa rumore! L’orgoglio viene dal mondo, dà soltanto piacere superficiale ma non dona la gioia vera e profonda!

La cultura della morte che abbiamo adottato vede la fine nella sepoltura, nella tomba. Invece, nella fede e nell’amore, Gesù riporta Lazzaro in vita.
Se credi, vedrai la gloria di Dio! Anche noi dobbiamo avere fede e speranza in Gesù che è il Vivente. Il nostro Dio è il Dio dei vivi e non dei morti. Se credi, vedrai la gloria di Dio!

Riflessione di: suor Séraphine, Rwanda

Il Padre tuo vede – IV Domenica di Quaresima

Gv 9,1-41: Il miracolo della Luce

Siamo in cammino quaresimale. La Parola di questa 4ª domenica dell’anno A, prendendoci per mano ci conduce verso la luce. Il  cieco nato di cui ci parla il Vangelo ci accompagna all’incontro con Gesù a partire dalla sua infermità così drammatica e così, fino a quel momento, per lui definitiva. Con certezza in lui era morta la speranza di un giorno poter veder.
Ceco fin dalla nascita non ha mai potuto contemplare lo spettacolo di un’alba o di un tramonto, del volto di sua madre, della sua famiglia, di un amico. Il buio l’ha sempre accompagnato e il suo presentimento, con certezza, era che anche per il furuto non gli sarebbe restato altro che il buio.
Chi vede, chi da sempre ha avuto la possibilità di vedere, non potrà capire fino in fondo che cosa vuol dire “non vedere”, cosa vuol dire vivere nel buio, nell’incertezza, nell’impossibilità di orientarsi negli ambienti inconsueti.
Può succedere però che vedenti possano essere cechi, non della vista fisica, ma cechi perché chiusi in se stessi.
Tutti noi siamo nati un poco “ciechi” e molte volte insistiamo a rimanere cechi e, per non voler abbandonare le nostre proprie convinzioni, rifiutiamo chi ci mostra la Luce, rifiutiamo molte volte la Luce stessa e scacciamo con violenza chi è disposto ad accoglierla.
Siamo cechi quando l’ambizione non ci fa vedere nell’altro il nostro fratello; siamo cechi quando facciamo distinzione di persone per razza, colore, credo; quando non sappiamo condividere quanto abbiamo a disposizione con le persone bisognose; quando ci chiudiamo nel nostro egoismo e nel nostro comodo, quando ci rifiutiamo di far germinare intorno a noi fraternità.


Oggi, siamo chiamati a immedesimarci nell’affascinante avventura del cieco nato che incontra Gesù. Gesù vede il cieco e ne ha compassione. Gesù già ha avuto compassione di noi, ha offerto la sua propria vita perché noi potessimo avere la Luce. Se lasciamo per un momento entrare in noi la verità, permettiamo a Gesù di avvicinarsi a noi, di operare anche per noi il miracolo della luce.
E dove incontriamo Gesù? Lui stesso ce ne ha indicato il cammino: “Io sono il cammino, la verità e la vita” e ancora “Tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”. È nel fratello che possiamo incrociare Cristo, nella carità fraterna, nella preghiera, nel desiderio della luce.

La quaresima è tempo propizio per riacquisire la capacità di incrociare Gesù. Se riscopriamo la gioia di preghiamo insieme, se ci accogliamo gli uni gli altri, se ci perdoniamo, ci serviamo con premura, ci accorgeremo che una luce nuova viene a illuminarci, una speranza nuova a rianimarci: perchè è Lui la nostra Luce.
L’uomo fuori di Cristo è tenebra; in Cristo, è luce. Paolo ci dice “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce”. Non si tratta di un transfert magico nel paese delle meraviglie; si tratta di lasciarsi invadere e penetrare dalla luce di Gesù risorto, dalla sua Parola che ci irradia fin nelle fibre più intime. Cosa vuol dire essere luce nel Signore Gesù? Vuol dire scoprire nuove relazioni, anche se esigenti, con il Padre, con Cristo, con lo Spirito Santo, con Maria, Madre della Chiesa, con la Chiesa, col mondo, con ciascun uomo. Vuol dire combattere ogni ingiustizia con le armi della luce. Vuol dire svegliarsi ogni mattina con Cristo-Luce per compiere con Lui, in Lui e per Lui le opere della luce.

La nostra vita a volte è simile a quella del cieco che si è aperto alla luce, che si è aperto a Dio, che si è aperto alla sua grazia. Dio si lascia incontrare da quanti lo cercano con fede.

Il cieco ci invita a non farci dei presunti vedenti che continuano a rimane cechi nell’anima.

Apriamoci alla luce di Cristo per portare frutti nella nostra vita, per eliminare i comportamenti che non sono cristiani e insieme preghiamo:

Signore Gesù, noi siamo ciechi.
Passiamo accanto ai miracoli della creazione
senza un turbamento di gioia.
Fissiamo gli occhi sul volto delle persone
 senza intuirne le lacrime nascoste.
Non conosciamo neppure il nostro mondo interiore,
incapaci, come siamo, di gettare
uno sguardo coraggioso nella profondità del nostro animo.
Siamo ciechi quando crediamo di sapere,
mentre l’orgoglio ci impedisce
di aprirci alla vera sapienza della tua luce.
Signore, vieni ad accarezzare i nostri occhi,
come hai fatto con il cieco del Vangelo,
vieni a far fiorire il miracolo della luce
dentro le pesantezze del nostro cuore,
vieni ad aprire i nostri occhi
perché possiamo percepire
i segreti della tua luminosa sapienza
che si rivelerà alla fine dei tempi
come trasfigurante bellezza del tuo volto.
Amen.

Riflessione di: suor Luciana Ceretti, Brasile

Il Padre tuo vede – III Domenica di Quaresima

Gv 4,5-42: Un incontro di mondi diversi

La terza domenica di Quaresima ci presenta due grandi temi: nel libro dell’Esodo, Israele, dopo esser stato liberato dalla schiavitù dell’Egitto, si lamenta con Dio perché lo fa morire di sete. Dio indica a Mosè dove attingere l’acqua per la sete del popolo. Questo miracolo calma la sete, dimostrando, a sua volta, chi è il Dio che accompagna Israele nel suo cammino attraverso il deserto. Il Vangelo secondo Giovanni ci racconta l’incontro di Gesù con una donna samaritana, che sarà poi una missionaria straordinaria.
L’incontro inizia verso mezzogiorno, Gesù stanco si ferma al pozzo (v.4). In questa stessa ora arriva la donna samaritana, è l’ora più calda; questo sottolinea il motivo dell’interesse di sapere di più sull’acqua di cui parla Gesù. Forse il posto sarà più vicino, ci sarà meno gente e il suo arrivo non sarà più motivo di pettegolezzi per la sua condizione di vita.
La scena è abbastanza illustrativa. La Samaritana si mostra diffidente quando l’ebreo le parla e le chiede dell’acqua (v.9). Si sorprende, che senza avere un secchio le offra «acqua viva» (v.11), un’acqua che non ristagna. Eppure, si sente attratta da quest’acqua che le calmerà la sete ed entra in conversazione (v.15). La Samaritana, dal momento in cui Gesù rivela la verità sulla sua vita, riconosce in Lui un profeta. (vv. 16-19).

Poi, ricordandosi di Giacobbe, pone la domanda riguardo il luogo del culto e riceve la risposta che il culto è spirituale senza luogo specifico (vv. 20.25) e che Lui è il Messia atteso (v.28). La donna, lasciando la sua brocca, corre in paese e testimonia di aver trovato il Salvatore, che le ha raccontato tutto quello che ha fatto (v. 29). E la gente corre incontro a Gesù… La donna samaritana non può tacere la sua conversione e invita tutto il popolo ad andare al Salvatore.

È affascinante vedere che Gesù in questa conversazione va oltre i confini etnici, fisici, religiosi, culturali e politici. Entra in dialogo con una donna, di un popolo tradizionalmente in conflitto con gli ebrei. Beffe, ritorsioni e resistenze si trasformano in occasione per annunciare la salvezza.
Dopo il dialogo con la donna, Gesù percepisce l’importanza del fare la Volontà del Padre (v. 34), così finisce senza bere né mangiare, facendo capire che la sete e la fame gridano a Dio servendolo e portandolo ai fratelli vicini e lontani.
In questa storia è possibile registrare l’incontro, come “processo” per conoscere Gesù e riconoscerlo come Messia e Salvatore attraverso l’incontro con gli altri.
La nostra identità è plurale e comunitaria: apparteniamo a una nazionalità, a una religione, a un’etnia, apparteniamo a una cultura e questa ci appartiene e ci definisce. Gesù nell’incontro con la donna, interrogandola sulla sua vita, la invita a cogliere la sua storia andando oltre il fisico, oltre la sua sete.
La sete, il desiderio dell’acqua viva porta la donna a cercare Dio, una sete molto umana che porta a cercare l’altro. Per questa sete fisica, giunge al pozzo e incontra Gesù e le sue parole: «Sono io che ti parlo» (v.26). È questo dialogo che l’ha portata a riconoscere la sua vita (sapeva tutto quello che aveva fatto, ma forse non sapeva di poterlo accogliere e amare), a riconoscere Gesù come Salvatore e a trasformare la sua vita in un dono che diventa annuncio agli altri.

Questo è ciò che Gesù compie in noi, ci fa diventare apostoli, evangelizzatori, annunciatori di quanto Dio opera nella nostra vita personale. Accettare che anche noi abbiamo bisogno, come la donna samaritana aveva bisogno di qualcuno che le raccontasse tutto quello che faceva senza giudicarla, ma accogliendola. Gesù è il Maestro dell’ospitalità.
Così, la donna al pozzo è la mediatrice dell’ospitalità di Dio verso il suo popolo smarrito, contagia i suoi vicini perché vengano a Gesù e si lascino proteggere da Lui.
Si potrebbe ricavare molto da questa singola scena.

L’invito è quello di avvicinarsi a questa qualità fondamentale di Gesù e della nostra Chiesa: l’ospitalità, il cui modello è una donna senza nome, una vita morale altamente discutibile, e che per il suo popolo diventa mezzo per arrivare alla fede in Dio di Gesù.
Nel nostro mondo di oggi le migrazioni forzate sono una questione quotidiana urgente; riflettere sull’ospitalità da cui riceviamo la salvezza può essere un modo per avvicinarci a Gesù in questa terza domenica di Quaresima.
Gli interrogativi con cui ci lascia questa domenica sono: Chi è quest’uomo? Chi sono i suoi veri discepoli?
Prendiamoci del tempo per rispondere.

Riflessione di: Suor Veronica Rivera, Equador

Il Padre tuo vede – II domenica di Quaresima

Mt 17, 1-9: La salita verso la trasfigurazione

Gesù prende con sé anche noi. Ma malgrado Lui ci chiami e conduca sull’alto monte, spesso siamo oppressi dai propri progetti, difficoltà, relazioni… A volte fino al punto che ci dimentichiamo che è Lui che ci chiama, è Lui che guida il nostro cammino, e che ogni camminare con Lui ha un motivo, ha un senso.

Il Signore ci porta fuori dalla valle dei nostri pesi, come se volesse ricordarci le altezze, la libertà a cui siamo stati chiamati. Ci porta fuori dalle relazioni che ci intrappolano, dai nostri progetti che appesantiscono il nostro pensiero, dalle nostre aspettative che ci rendono schiavi e chiudono gli orizzonti di fiducia. Per questo il Signore ci chiama e ci guida in disparte, per stare con Lui, per discernere cosa ci fa cadere negli abissi della vanità, e cosa invece ci riporta alla vita… Il cammino è arduo, ogni passo porta il peso del nostro attaccamento alle cose terrene, alle vicende della valle. È possibile tagliare il cordone che ci lega alla vita vecchia solo in misura in cui rimaniamo in contatto con Colui che è il Portatore della Vita eterna.

Salendo sul monte, malgrado il passo appesantito, possiamo intuire la libertà nascosta sulla sua cima. È come se ogni nuovo passo rinnovasse le forze, portasse quiete al cuore, orientasse il pensiero. Ogni nuovo passo ci avvicina alla vetta, ci allontana dal dolore e dal grido che rimbomba lungo la valle. La salita sembra permetterci di sentire più chiaramente l’eco che si diffonde nella valle. Come è diverso sentire le voci una volta che abbiamo preso le distanze. In questo modo diventa sempre più chiara la Voce che ci ha chiamato e che ci chiama sempre di nuovo.

Non siamo soli a fare la salita. Molti si allontanano dalle loro valli, dai loro ricordi, con lo sguardo alzato verso la vetta. Ci incontriamo e ci comprendiamo, senza parole, perché il Verbo ci ha parlato allo stesso modo, invitandoci alle altezze per le quali siamo stati creati.

Dopo la lunga e faticosa salita, arriviamo in cima. Arriviamo alla solitudine. Liberi da noi stessi, liberi dagli altri, liberi per l’Altro. Il Signore ci si rivela…. e noi… sembra che non capiamo niente, neanche in quel momento. E mentre lottiamo contro la propria insicurezza e mancanza di fiducia, dentro di noi risuona chiara la voce del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato. In lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. La paura e la vergogna per non aver riconosciuto un’altra volta la presenza del Signore, ci piega verso la terra, ci piega verso le valli – anche se siamo in cima, nascondiamo il volto indegni del Suo sguardo. E Lui… Lui, come sempre, ci viene incontro, ci tocca e ci ripete per l’ennesima volta: “Alzatevi e non temete…”. Scende con noi nella valle della nostra quotidianità, insegnandoci che la vita è un susseguirsi di salite sulle cime dove vivere la trasfigurazione, per poi scendere rafforzati e portare gioia nelle realtà delle nostre valli…

Possa anche questa Quaresima essere il tempo in cui abbandonare le valli, possa essere una salita, affinché possiamo sperimentare la forza della trasfigurazione del Signore, sentire la voce della Sua chiamata e, incoraggiati come Abramo, camminare con piena fiducia lungo i nuovi sentieri che Lui ha preparato per ognuno di noi.

Riflessione di: suor Vlatka Topalovic (Croazia)

Il Padre tuo vede – I domenica di Quaresima

Mt 4,1-11: Si può credere al Bugiardo?

La prima domenica di questa Quaresima ci presenta il Vangelo delle Tentazioni secondo Matteo (4,1-11).

Un testo che ho letto argomenta l’ultima tentazione scatenata contro Gesù come se Satana dicesse: “Gesù vieni. Adorami. Io ti darò la terra. Potrai alzare dovunque il tuo Segno. Adorami un attimo solo, levami questa sete che ho d’essere adorato! È quella che mi ha perduto, questo ardore è il mio inferno. Per un attimo solo, Tu che sei buono, fammi sentire cosa voglia dire essere dio e mi avrai devoto, tuo servo ubbidiente per tutta la vita. Adorami solo un attimo e non ti tormenterò più!”.

A me è sorto spontaneo dire: dai Gesù, fagli credere per un attimo che lo adori, poi sarà tuo per sempre, e noi saremo finalmente liberati! E subito mi accorgo che, ecco, sono cascata nell’inganno. Come si può credere al Bugiardo? E come si può pensare che la Verità finga?

È più semplice credere alle facili promesse, sempre false, del bugiardo Tentatore che alle impegnative Parole, sempre vere, del Signore.

Lo sappiamo, la tentazione si presenta sempre con veste benevola, con aspetto comune e asseconda il desiderio di bene che portiamo nel cuore.

  • non morirete affatto, anzi … sareste come Dio (Gn 3,4-5)
  • se hai fame dì che queste pietre diventino pane (MT 4,3)
  • gettati giù e dimostra che gli angeli ti sostengono (MT 4,6)
  • se mi adorerai ti darò tutto, me compreso. (MT 4,9)

Forse, più che combattere la tentazione, è più evangelico vagliare i desideri di bene che portiamo nel cuore e il modo con cui vogliamo raggiungerli per poi affidarli alla Provvidenza, imitando Gesù col silenzio e la preghiera. Se sono veri, Dio li realizzerà senza che noi ci sforziamo di cercare scorciatoie o compromessi. Ma se anche dovessimo cadere, “per mezzo di Gesù riceviamo l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia” (Rm 5,15).

Riflessione di: un’Ancella della Comunità in Poliambulanza (Italia)

Quaresima 2023 – Il Padre tuo vede

Il Padre nostro vede ogni nostro tentativo per rispondere al suo invito di tornare a Lui. Vede ogni impegno, sente ogni preghiera e osserva le nostre opere buone con grande gioia.

Anche quest’anno, durante la Quaresima, desideriamo condividere alcune riflessioni sulla Parola della Domenica cercando di camminare con Lui in perseveranza, sostenute dalla fiducia che „il Padre nostro vede nel segreto“, e prepararci così alla celebrazione della Pasqua del Signore.

Come l’anno scorso, desideriamo compiere questo cammino nel segno della fraternità, della missione e dell’unione, per cui le nostre riflessioni arriveranno di volta in volta, dai diversi paesi in cui noi Ancelle siamo presenti: Italia, Croazia, Equador, Brasile, Ruanda e Burundi.

Auguriamo a tutti un buon cammino quaresimale!

Memoria e affetto – 18 giugno 1852

Il 18 giugno ricorrono 3 eventi importanti per la nostra Famiglia religiosa.

  • Nella Chiesa di San Lorenzo a Brescia, il Vescovo Verzeri, ha letto il decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi che, in nome del Sommo Pontefice, approvava l’Istituto delle Ancelle della Carità e le Costituzioni.
  • Durante la medesima Celebrazione eucaristica, Paola Di Rosa emetteva la professione religiosa nelle mani del Vescovo.
  • Terminata la Celebrazione, in processione si ritorna in Casa Madre e il Vescovo espone il Santissimo Sacramento per l’Adorazione perpetua che da allora ebbe principio e che continua ancora oggi.

“La mia felicità grande è trovarmi ai piedi di Gesù Sacramentato.
Ah! sì; da quello tutto spero! Egli è l’unico conforto, è il mio tutto.”

(Dagli scritti di Santa Maria Crocifissa)

La felicità di Santa Maria Crocifissa si ravviva anche ai nostri giorni nel mettersi davanti a Gesù Eucaristico per lodarlo, ringraziarlo e chiedere, particolarmente in questo periodo segnato da timori e incertezze, la sua forza, la sua presenza, la sua misericordia.

Per questa occasione, nelle serate del 17 e 18 giugno dalle ore 20.30 alle 21.30, adoreremo insieme Gesù Eucaristia.

Santa Maria Crocifissa Di Rosa – 68 anni dalla canonizzazione

Oggi, 12 giugno 2022, si fa memoria della canonizzazione di Santa Maria Crocifissa, Fondatrice delle Ancelle della Carità, proclamata da Pio XII nel 1954.

La gratitudine della nostra Famiglia religiosa per questo dono, è desiderio e impegno a vivere, nel fiducioso abbandono a Dio, il carisma di carità delle origini.

“Il tuo cuore non sarà mai così contento di allora che sarà proprio tutto di Dio senza riserva alcuna” (Lettera ad Angelina Passi)

Per conoscere di più la Santa…

Memoria della beata Lucia Ripamonti

Il 23 ottobre 2021, nella cattedrale di Brescia è stata proclamata beata Lucia Ripamonti, Ancella della Carità.

Il 30 maggio, la Chiesa bresciana fa memoria per la prima volta di questa Ancella che ha “tenuto sempre gli occhi fissi in Dio”. Ha vissuto la sua vita con fede semplice, gioiosa speranza, umile carità, operando solo per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.

La nostra Famiglia religiosa è riconoscente a Dio per questa consorella che ha lasciato una scia luminosa sul nostro cammino e un invito a vivere il nostro battesimo con fedeltà e serenità.

Le spoglie di questa beata si trovano nella Cappella di Santa Maria Crocifissa Di Rosa, via del Cavalletto, 9 Brescia.

Molti devoti hanno già fatto pervenire in Casa Madre grazie attribuite alla beata Lucia Ripamonti.

Beata Lucia, prega per noi!

Auguri di Pasqua 2022

In questo oscuro momento della nostra storia
nello smarrimento dei cuori e dei Paesi
il pianto umano è accorato grido,
dolente supplica, solidale invocazione di urgente pace.

«Umanità, chi e che cosa vai cercando?».

Che si abbandonino i sentieri di morte e di male,
che si percorrano sentieri di vita e di bene.

In forza di questo insopprimibile anelito del cuore umano,
cooperiamo uniti all’azione liberante del Dio della vita
per sperimentare che con la Pasqua del Signore
rinasce la grande speranza
e possono fiorire anche le speranze di ogni giorno.

Buona Pasqua di Risurrezione!
A lei e a quanti le sono cari.

Suor Gabriella Tettamanzi
Superiora generale e suo Consiglio

Sulla Strada della Parola – V Domenica di Quaresima

Giovanni 8, 1-11: In mezzo all’abbraccio di Dio

Il cammino quaresimale ci conduce oggi a misurarci sulla misericordia di Dio che Gesù è venuto a rivelarci. Più ci inoltriamo in questo cammino, più siamo chiamate/i a convertire la nostra mente, il nostro pensiero su quello di Dio. Gesù ci ha mostrato come la sua fedeltà al Padre non l’ha detenuto di fronte ai tranelli che i suoi avversari continuamente gli tendevano.
Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che tra i discepoli e i loro “ascoltatori” si trova nella situazione di dover giudicare una donna sorpresa in adulterio. La domanda degli accusatori è chiaramente un tranello: se Gesù dice che bisogna uccidere l’adultera, allora dov’è la misericordia di cui parla? Se invece dice che bisogna lasciarla vivere, dov’è il rispetto della legge di Mosè?
Di fronte alla durezza di cuore e all’ipocrisia della gente che ha davanti, Gesù, mosso da compassione e misericordia, è categorico nel rispondere: Chi non ha peccato, scagli la prima pietra. Tutti, a cominciare dai più grandi, hanno lasciato il posto.” Non si tratta tanto di perdonare o no, si tratta di buon senso. Tra di noi non c’è nessuno che possa ergersi a giudice morale sopra gli altri, perché siamo tutti nella stessa barca. Il peccato è democratico, ci livella tutti, ci mette realmente nelle condizioni di comprenderci l’un l’altro. Non di giustificarci, ma di comprenderci.

Il vero perdono viene da Dio, il solo che potrebbe condannare. Ma – meraviglia! – non lo fa. E così la donna che all’inizio era stata posta “in mezzo” a quella corte spietata, ora è di nuovo “in mezzo”, con Gesù solo. Ma “in mezzo” a chi? Non si può essere “in mezzo” se non c’è nessuno attorno!
La donna è rimasta in mezzo all’abbraccio di Dio, alla sua misericordia. E’ questa capacità di comprensione, di lettura profonda ed esigente al tempo stesso, a darle la possibilità di una vita nuova, Gesù la invita a “non peccare più”. E’ il suo stare, nuda e fragile, fra le braccia di Dio a restituirle la dignità, per cui essa non è semplicemente “l’adultera”, ma una donna capace di camminare, tentata a peccare, comunque unica e preziosa.
Gesú non spegne il lucignolo fumigante, non spezza la canna incrinata. Lui, quel Gesù di Nazaret, non lo fa mai. Avvicinare la sua vita, sentirsi raggiunti dalle sue parole è respirare perdono: questo accadeva a chi lo ha incontrato duemila anni fa e questo accade a chi lo incontra ancora oggi.
L’aveva capito bene la nostra Santa Fondatrice quando a una figlia incerta della sua vocazione, scrive “Il demonio che vede il bene che con l’aiuto di Dio puoi fare alle anime, ti rattrista, ti affligge e ti opprime. Non ascoltarlo, mia cara figlia, gettati nelle braccia di Gesù con confidenza e vivi allegra nel divino volere”. E ad un’altra: Ah! Figlia mia, gettiamoci una volta nelle braccia amorose del nostro Sposo celeste, e non pensiamo ad altro che a dargli gloria. Procuriamo di farlo conoscere ed amare; facciamo che le nostre parole servano come di svegliarino in chi ci ode a ricordarsi di Dio ed a desiderare d’amare una Bontà sì infinita.

Lui fa vivere, il suo perdono fa vivere. Non raggiunge nessuno dall’alto come fosse per una gentile concessione di cui non si potrà mai pagare il prezzo, ma solleva dal basso, gratuitamente, inaspettatamente, e ti riabilita alla vita piena. Così è Dio!

Riflessione di: Suor Luciana Ceretti, Brasile

Sulla Strada della Parola – IV Domenica di Quaresima

Luca 15, 11 -32: Uno sguardo che ci rende fratelli

La parabola del figlio prodigo è forse la più conosciuta e amata da tutti, anche da chi non crede in Dio o non conosce la Bibbia. Poiché il dono del perdono del padre verso i suoi figli ribadisce che, per quanto e quanto abbiamo peccato, Dio ci aspetta e ci accoglie nel suo Regno. La narrazione di questa parabola ci porta una storia molto umana con un messaggio che ci apre al divino. Temi centrali in esso: Dio e il suo Regno.
Raramente usiamo e sentiamo la parola “prodigo” usata al di fuori di questa parabola e spesso la associamo a cose cattive e negative. Invece, “prodigo” significa generoso, abbondante o dispendioso, allude all’idea di spendere tutto, di non tenere nulla, di sprecare tutto senza misura. E questo non è necessariamente negativo. Questo atteggiamento dispendioso è tipico del padre di questa storia. Questo è il centro della parabola, il padre, che ha due figli, ciascuno con i suoi errori particolari, che ama senza misura. Questo padre cerca di restaurare la famiglia che è stata distrutta dalla partenza del figlio più giovane dalla casa e dall’allontanamento del figlio maggiore nonostante viva nella stessa casa. L’amore del padre ed i suoi sforzi per la riconciliazione ci chiamano a vedere la realtà della vita umana, la vita quotidiana di molte nostre famiglie.
La parabola ci lascia immaginare un padre che non si permette pensare a cosa c’era nel cuore del figlio quando chiede la sua eredità e se ne va, esaudisce solo il suo desiderio. Siamo noi che pensiamo che stesse cercando di godersi un po’ di una vita libertina, o forse sognava di realizzare grandi cose per sé stesso. Qualunque sia la sua intenzione originaria, quando non era più soggetto alla supervisione dei genitori, spende senza misura. È il fratello maggiore che lo accusa di spendere i suoi beni con le prostitute, cosa che non sappiamo sia la verità.

È fondamentale contemplare la performance del padre che attende fiducioso… Non sembra un caso che il padre lo veda da lontano. Sicuramente ha passato lunghe e molte ore a guardare la strada, ogni giorno fissando gli occhi all’orizzonte nella speranza di vedere arrivare suo figlio. Possiamo immaginare la gioia e il ritmo della corsa molto prima che identificasse con certezza suo figlio. È il padre che da lontano vede il figlio del suo cuore e lo accoglie sorridendo.
Traboccante di gioia per il figlio minore, esce per incontrare il figlio maggiore. Esce per riconciliare il figlio maggiore nello stesso modo con il quale è uscito per ricevere il figlio minore. Questo è un momento teso. La gioia del padre è in frantumi. Stava celebrando per avere di nuovo i suoi due figli sotto lo stesso tetto, ma trova il figlio maggiore fuori, che non vuole entrare in casa per unirsi alla festa. Il padre stava festeggiando la fine della rottura della sua famiglia, ma la trova rotta altrove. Il figlio che vive sotto il suo tetto è ormai estraniato non solo dal fratello minore, ma anche dal padre, che afferma al figlio maggiore che la presenza del fratello minore non cambia il suo affetto per lui. Sono entrambi al sicuro, e lo sono sempre stati.
Il cuore del padre mi suggerisce un campo diviso a metà, da una parte la gioia di un figlio che torna a casa dopo aver disprezzato e rotto la sua famiglia e dall’altra un figlio che si rifiuta di entrare in casa ora disprezzando la sua famiglia.
Gesù conclude qui la sua storia e delega ciascuno di noi a porre fine. Entrerò nel banchetto? O starò fuori?
Grazie a Gesù abbiamo un Padre prodigo nell’amore e nel perdono verso ciascuna delle sue creature; un Padre che ha gli occhi all’orizzonte in attesa di incontrare i nostri occhi, per fare di questo incontro un luogo di riconciliazione tra gli uomini, un luogo da cui scaturisce la fraternità universale. Come il Padre che sta in attesa del ritorno del figlio, anche noi Ancelle della Carità sappiamo essere vigilanti per accogliere sempre i fratelli con occhi di benevolenza, di misericordia affinché si sentano accolti nella casa del Padre.

Riflessione di: Suor Verónica Rivera Gaibor, Ecuador

Sulla Strada della Parola – III Domenica di Quaresima

Lc 13, 1-9 Collaborare con l’agricoltore nell’attesa del frutto

Il 90% del popolo ruandese e burundese è agricoltore: coltiva e mangia ciò che coltiva. Conosce bene la fatica di preparare la terra per la semina, l’attesa paziente accompagnata dalla preghiera perché il sole e la pioggia siano in armonia con la stagione, la cura nel togliere le erbe che potrebbero soffocare la piantina che al tempo giusto darà il frutto. Chi pianta ama ciò che ha piantato perché ne conosce il valore.

Così è Dio, la sua pazienza nei nostri confronti è infinita… “ancora una anno, finché io gli zappi attorno”. Dio conosce il valore della Sua creatura, ci ha creato e siamo a sua immagine e somiglianza. Dio ha pazienza, vuole che l’Uomo si salvi, ogni uomo e tutto l’uomo. Non sempre noi suoi figli pensiamo allo stesso modo…puntiamo il dito facilmente contro gli altri senza accorgerci che quando lo facciamo tre dita sono puntate verso di noi… ed il nostro problema è proprio questo: l’intolleranza verso noi stessi… chi si tollera è capace di comprensione.

Gesù oggi vuole aiutarci a leggere la realtà a partire da Dio e non da noi. Un fatto di cronaca dove persone hanno perso la vita e subito scatta il giudizio, ognuno si sente in dovere di dire la sua, naturalmente salvando se stesso: si perde sempre l’obiettività quando si giudica. Gesù vuole che ognuno rifletta su se stesso e che da questa riflessione inizi un processo di conversione, un processo che prenda in considerazione una delle qualità di Dio: la misericordia. La Misericordia di Dio che attraverso suo Fglio ci dice: “Se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo”. Parole dure, che non vorremo ascoltare perché questa volta il dito sembra essere puntato contro di noi.

Ci troviamo davanti ad un Gesù che pare non avere misericordia, non essere molto tollerante, paziente, un Gesù che ci dice: “perché sfruttate il terreno?” Tempo di quaresima, tempo donatoci per “vedere se porterà frutto per l’avvenire”.

Vogliamo collaborare con il paziente coltivatore? Forse i tre ani sono già passati senza dare frutto ma Dio non usa l’orologio, Dio usa il TEMPO… Entriamo nella logica di Dio, perché nel grande campo che è il mondo, noi Ancelle della Carità siamo chiamate a collaborare con il Padre di paziente misericordia a servire i nostri fratelli in “ogni tempo e luogo” con una charité servante che è espressione della nostra personale conversione, perché ciò che ci è chiesto non è di essere “solo” credenti ma di essere CREDIBILI e per esserlo non importa l’età, l’ apostolato o il luogo del mondo dove sei, ma l’impegno costante nel coltivare il terreno della tua vita ed aspettare che l’ albero dia frutto a SUO TEMPO!

Riflessione di: suor Stefania Rossi,
missionaria in Ruanda/Burundi

Sulla strada della Parola – II Domenica di Quaresima

Lc 9, 28-36   La trasfigurazione di Gesù: un’esperienza comunitaria

Sulla strada che ci conduce a Gerusalemme assieme a Gesù, dopo la faticosa lotta nel deserto, possiamo ora godere della sosta luminosa della trasfigurazione. “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo”: tre apostoli privilegiati che accompagnano il Maestro anche in altri momenti cruciali come la risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37) e la notte dell’agonia nel Getsemani (Mc 14,33). A loro Gesù concede un momento di estasi sorprendente che li aiuterà ad affrontare con maggiore forza e speranza i tempi della passione. A differenza di Matteo e Marco, Luca pone questa esperienza in un contesto di preghiera. Prima di volgere decisamente il volto verso Gerusalemme, Gesù sente il bisogno di ritornare alla preghiera, al luogo in cui i tempi dell’uomo si confrontano con quelli di Dio. Nella preghiera, nel luogo della relazione con l’alterità del Padre, egli trova conferma del proprio cammino. È in questo momento che il suo volto diventa “altro”. Non assume un altro volto, ma il suo volto diventa altro, sfolgorante come il volto di Mosé dopo essere stato alla presenza di Dio (Es 34, 29- 30). In questa rivelazione Gesù coinvolge i tre discepoli.

Ci piace pensare che questa “dimensione comunitaria” della trasfigurazione sia particolarmente significativa e illuminante anche per noi. Gesù li invita insieme, non singolarmente, a salire il monte e a contemplare il suo volto di luce, come a dire l’importanza di condividere con altri, con i compagni di cammino, l’esperienza vitale dell’incontro che può far diventare “altra” la vita. I tre discepoli insieme vedono l’orizzonte della Risurrezione, insieme ascoltano Mosé e Elia che parlano del cammino della passione, insieme potranno sostenersi anche nella fatica e nel resistere alla stanchezza, insieme vedranno con maggior lucidità il mistero che si disvela davanti a loro e che un giorno sarà pieno.

La trasfigurazione è un evento da vivere insieme, come comunità, come famiglia, come gruppo… come chiesa. La relazione con Dio non è un fatto privato, intimistico da trattenere per sé: «Facciamo tre capanne…» come vorrebbe Pietro, ma una realtà ecclesiale. C’è un luogo privilegiato che ci pone in questa dimensione di visione e di ascolto della Sua Parola: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» proprio là «dove sono due o tre riuniti nel mio nome» (Mt 18,20). Sarebbe davvero entusiasmante se partecipando alla S. Messa ciascuno potesse affermare: «Maestro, è bello per noi essere qui» e attingere così comunitariamente il senso della storia da percorrere insieme, del futuro da costruire. Possiamo avere meno paura se affrontiamo insieme un itinerario difficile, ma anche gioire di più se insieme siamo partecipi di un momento di cielo, se in tutto questo Gesù è il centro della nostra comunione, il fulcro della nostra ricerca, la meta del nostro pellegrinaggio.

Alla scuola di S. Maria Crocifissa possiamo imparare tutti che la strada della sequela di Gesù non può essere percorsa da soli ma nella comunione di fratelli e sorelle che condividono la stessa chiamata, in uno stile di “carità senza limiti” che ci rende parte di un unico grande progetto.

S. Maria Crocifissa ha sperimentato per prima la gioia di salire su questo “monte”: «La mia felicità grande è di trovarmi ai piedi di Gesù Sacramentato. Ah! Sì, da quello tutto spero! Egli è l’unico mio conforto, è il mio tutto». Di lei hanno testimoniato che il suo amore per Gesù eucaristico fosse così intenso da rapirla in contemplazione ma senza nessuna chiusura intimistica, anzi spalancandola alla condivisione e all’apertura verso gli altri. Questo suo amore è diventato scelta di vita per tutte le donne che a lei si sono ispirate nella sequela di Gesù e per i numerosi laici che ne condividono il carisma. La nostra fraternità di Ancelle della Carità si fonda sull’adorazione di Cristo eucaristico e crocifisso: il volto di Gesù che sul monte ha catturato gli occhi dei discepoli e che la presenza di Mosé e Elia hanno tratteggiato nella sua dimensione crocifissa, in una profonda dimensione comunitaria e apostolica. Perché noi diventiamo ciò che contempliamo!

Lasciandoci prendere per mano dal suo esempio, tutti noi possiamo fare esperienza continua della bellezza di un incontro che spalanca inediti orizzonti e ci mette sulle strade della vita con una nuova vitalità… insieme!

Riflessione di: suor Carmela, suor Michela e suor Maria Louise
“Casa di Maria” – Pontecagnano (SA)

Sulla strada della Parola – I Domenica di Quaresima

Se tu sei Figlio di Dio. Il racconto delle tentazioni Lc 4,1-13

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

All’inizio della sua missione, Gesù, pieno di Spirito Santo, è guidato dallo Spirito nel deserto. Luca fa vedere come all’inizio di ogni vocazione sta proprio lo Spirito. Come è accaduto per Maria, per Elisabetta, per Giovani Battista, così avviene anche per Gesù quando da uomo adulto decide di entrare nella sua vocazione di figlio di Dio. In questi versetti troviamo il racconto di come la vocazione di Gesù viene messa alla prova.

Il verbo greco peiraso (tentare) nel v.2e il sostantivo peirasmos (tentazione) alla fine nel v.13 inquadrano il brano, rivelandoci il filo rosso del vangelo odierno: la tentazione. Gesù passa quaranta giorni nel deserto dove il diavolo lo avvicina con tre domande sul modo di svolgere la sua missione del figlio di Dio: se tu sei Figlio di Dio. La prima – dì a questa pietra che diventi pane – richiede di usare il suo potere in modo egoistico, per soddisfare i propri bisogni. E non solo, ma forse gli vorrebbe dire: dai alla gente il cibo, saziali, mostra il tuo potere e ti seguiranno.  La domanda di fondo è: che cosa sazia il cuore dell’uomo? Gesù risponde che l’uomo non vive solo per sodisfare i bisogni primari, ma vive di molto di più: delle relazioni, della vicinanza, della cura, dell’amore gratuito. Lui è venuto per far conoscere l’amore del Padre. Anche la nostra Santa Fondatrice l’ha intuito bene quando scriveva ad A. Passi: il tuo cuore non sarà mai così contento di allora che sarà proprio tutto di Dio senza riserva alcuna.

La seconda richiesta, ancora più subdola, riguarda il fascino del potere e della gloria: ti darò tutto, prostrati a me, lo seduce il tentatore, ma Gesù sceglie l’obbedienza filiale al Padre: il Signore, Dio tuo, adorerai. Scelta che verrà riconfermata quando, alla fine della sua missione, appeso sulla croce, senza bellezza né splendore, impotente, sconfitto, si consegnerà con fiducia nelle mani del Padre. Saliamo in alto, sul pinnacolo del tempio, con la terza richiesta – gettati giù da qui,ti salverà tuo Dio. L’eco che troviamo nella passione, dove il tentatore ci riprova, in Lc 23,39b Ma non sei tu il Cristo? Allora salva te stesso e noi!. Ecco la domanda: ma quale Figlio di Dio sei tu? Pensi di vincere con la croce? Senza potere, senza gloria, senza dominio, non serve. Gesù invece rimane fedele alla sua vocazione di essere il vero Figlio di Dio: casto, povero, mite, obbediente, amore donato, e così ha fatto risplendere il vero volto del Padre, del Dio delle Scritture, Dio d’Israele. Un Dio che dona sé stesso come nutrimento.

Anche noi, all’inizio del cammino quaresimale, siamo chiamati a lottare, come Gesù, con la preghiera e meditando le scritture, contro la tentazione di tradire la nostra vocazione battesimale di essere veri figli all’immagine del Figlio di Dio e fratelli gli uni degli altri.

Riflessione di: suor Ivana Gelo, Croazia

Sulla strada della Parola

Con la I domenica di Quaresima, noi Ancelle della Carità desideriamo iniziare un cammino comune nell’ascolto della Parola di Dio. Ogni domenica condivideremo una breve riflessione sulla Parola che la liturgia ci propone, facendoci guidare dalla nostra Santa Fondatrice e dalla sua intuizione di carità senza limiti.

Vorremmo che questa quaresima sia nel segno della fraternità, della missione e dell’unione, per cui le nostre riflessioni arriveranno, di volta in volta, dai diversi paesi in cui siamo presenti: Italia, Croazia, Brasile, Equador, Burundi e Rwanda.

Vi auguriamo buon cammino quaresimale, a domani!!

Acquate in festa

Il 31 ottobre 2021 è il ritorno di Maria Ripamonti alla sua nativa Chiesa parrocchiale. Con la Superiora generale e abbiamo accompagnato l’urna contenente la reliquia della beata Lucia. Al nostro arrivo i volontari di Acquate erano in fermento per la preparazione: chi per il compito dell’accoglienza, chi della distribuzione dei libretti per la solenne funzione; i cantori erano impegnati nelle ultime prove, pronti i chierichetti nel loro servizio e il fotografo nello scatto di foto da tramandare a chi non può essere presente: tutto si è compiuto con profonda e manifesta gioia nei cuori. La processione giungeva al presbiterio, accompagnata dal suono e dal canto dell’inno composto e musicato da Rech Mirko, un giovane di Acquate: Suor Lucia, nostra grande sorella, pellegrina della nostra terra…Hai vissuto con cuore ardente, manda la fiamma che ci sia da guida ogni istante della nostra vita. Terminata la S. Messa, la processione si è avviata verso l’altare della Madonna; l’urna, un blocco di marmo bardiglio cinerino, mette in evidenza due mani che accolgono un dono prezioso e custodiscono un tesoro, che viene collocato nel posto preparato; tra gli orpelli occhieggia la cassetta dorata contenente l’ioide della Beata, piccolo osso che trova sede nel collo. La lastra d’argento, a motivi geometrici, sintetizza il legame di Acquate con la Beata Lucia e con la nostra Famiglia religiosa. Molti fedeli in preghiera hanno deposto le richieste custodite nel cuore. Tutto parla di sereno desiderio di bene e di bontà nell’aiuto solidale. Prima di lasciare questa parrocchia, che rimane in attesa dell’effige della beata, un gruppo di persone è salito alla grotta dell’Immacolata, luogo assai caro e frequentemente visitato dalla giovane Maria Ripamonti: forse proprio qui ella chiese luce per discernere il piano di Dio sulla sua vita e la forza per poterlo attuare.
Il 14 gennaio 2022 si è conclusa l’attesa. Alla sua casa-chiesa-parrocchia abbiamo “aggiunto” il quadro-immagine della beata Lucia collocandolo a fianco dell’altare dell’Immacolata. Quell’immagine dirà ai devoti che lì è nata e vissuta una “Santa”!

Auguri di Natale

La lunga attesa dei secoli, rischiarata dagli annunci dei profeti,
trova compimento nell’Incarnazione del Verbo.
Attraverso il “sì” di Maria e di Giuseppe, obbedienti all’annuncio dell’Angelo,
il Figlio di Dio venne ad abitare in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).
Anche oggi, al desiderio della nostra umanità assetata
di giustizia, pace e fratellanza, di guarigione, salute e salvezza,
risponde un Dio, fattosi Bambino nel grembo di una donna.
In questo Santo Natale alziamo fiduciosi lo sguardo,
contempliamo l’infinito Mistero: un reticolato,
ma trapunto di Luce, ci illumina e guida con la Stella amica.
All’orizzonte Cristo Gesù nasce e anche noi rinasciamo,
cooperando, ovunque siamo, all’avvento della Vita.
È questo il mio augurio per un autentico e lieto Natale nei cuori.

Suor Gabriella Tettamanzi
Superiora generale
e Suo Consiglio

Festa di Santa Maria Crocifissa Di Rosa

Il 15 dicembre la Famiglia religiosa delle Ancelle della Carità fa memoria di Santa Maria Crocifissa. Questa festa è preparata da un triduo i cui orari si possono consultare sulla locandina allegata.

La Cappella che custodisce le spoglie di Santa Maria Crocifissa è aperta dalle 9.00 alle 11.00 del mattino e dalle 15.00 alle 17.00 del pomeriggio. In questo santuario si trovano pure le spoglie di suor Lucia Ripamonti da poco tempo proclamata beata.
Ogni fedele può affidare a queste due sante la preghiera e ciò che sta più loro a cuore.

La celebrazione del 15 dicembre delle ore 18.30h si può seguire sul canale Youtube La Voce Del Popolo:

https://www.youtube.com/watch?v=4Wc7zGz228Y

Beatificazione di suor Lucia – Sabato 23/10

Vendersi alla carità significa rinunciare liberamente a tutto e per suor Lucia, questa rinuncia, promessa attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza, diventa sempre più radicale, fino a non avere più nulla. Ha lasciato il tutto per il Tutto e ha trovato tutto.

Madre Eugenia Menni, IX Superiora Generale, che ha conosciuto la Beata, scriveva: “Suor Lucia possedeva limpidezza di mente e candore di cuore. Era veramente donata al Signore. Il suo atteggiamento era costantemente riservato e modesto, il suo modo di agire, il suo parlare ispirava pensieri sereni e puri”.

Tutta la sua vita è stata un’offerta continua al Signore per la conversione dei peccatori. L’8 settembre 1953, con il consenso dei superiori e nella mani del confessore, Suor Lucia emette il voto di “vittima” per quanti rifiutano la grazia e sono lontani da Dio.

Ammalatasi vive gli ultimi mesi in pieno abbandono al Signore e in una continua offerta.  Il 4 luglio 1954 muore. Le sue ultime parole sono state: “ho vissuto tenendo sempre gli occhi fissi in Dio”.

Intenzione di Preghiera: Signore Gesù, per intercessione di Suor Lucia, ti chiediamo la conversione del cuore di quanti si sono chiusi alla Grazia e vivono come se tu non esistessi. In particolare ti preghiamo per la gioventù.

La settimana di luce – Venerdì 22/10

Venerdì 22 ottobre

La carità di Suor Lucia è fatta anche di generosità coraggiosa. Durante la seconda guerra mondiale, anche sotto i bombardamenti, si sposta  per portare viveri a chi non ha niente da mangiare: tutto  avviene con semplicità e gentilezza, accompagnato da un bel sorriso che dona pace e serenità.

Grazie ricevute: Il Signore ha concesso grazie di pace in famiglia, la pace nei luoghi di lavoro, la pace del cuore, la pace tra famiglie, per intercessione di Suor Lucia.   

Intenzione di Preghiera: Signore Gesù, concedi la pace tra le nazioni per intercessione di Suor Lucia.

La settimana di luce – Giovedì 21/10

Giovedì 21 ottobre

La vita di Suor Lucia scorre interamente in Casa Madre a Brescia ed è fatta di un susseguirsi di servizi umili e utili ma anche di incombenze di fiducia. Assiste i sacerdoti che sostano in foresteria quando vengono per la predicazione o per le confessioni: Ella, ha sempre avuto per i ministri di Dio particolari attenzioni, seguendoli spiritualmente con la preghiera e con l’offerta di sé al Signore.

Grazie ricevute: Tante le grazie che il Signore ha concesso ai sacerdoti che si affidano all’intercessione di Suor Lucia. 

Intenzioni di preghiera: Concedi, Signore, ai tuoi ministri, grazie e benedizioni per intercessione di Suor Lucia.

La settimana di luce – Mercoledì 20/10

Mercoledì 20 ottobre

Il 15 ottobre 1932 Maria entra in convento a Casa Madre – Brescia e inizia il suo percorso formativo.  Il 30 ottobre 1935 la sua prima professione: prende il nome di Suor Lucia dell’Immacolata.  Decisa e ferma a vivere una vita vera, fa suo l’augurio che S. Maria Crocifissa aveva fatto ad Angelina Passi: quello di farsi santa. Suor Lucia amava ripetere: “ Voglio farmi santa, presto santa e grande santa”.

Grazie ricevute: A dimostrazione della santità di Suor Lucia, le tante grazie e i miracoli che il Signore concede per sua intercessione.

Intenzione di preghiera: La santità è per tutti; la santità è una vita riuscita. Chiediamo al Signore di concederci, per intercessione di Suor Lucia, la grazia della santità.

La settimana di luce – Martedì 19/10

Martedì 19 ottobre

Maria nel settembre del 1932 incontra ad Acquate una sua concittadina, suor Argentina Ferrari, divenuta Ancella della Carità, che le fa conoscere lo spirito e lo scopo dell’Istituto. Maria è colpita dalle parole della Fondatrice rivolte alle prime Figlie:“ Voi siete vendute alla carità”. Questa frase la trafigge e la fa decidere: ha trovato l’Istituto che cercava.

Grazie ricevute: Tante le grazie che il Signore ha concesso ai religiosi e alle religiose per intercessione di Suor Lucia.  

Intenzioni di preghiera: Preghiamo il Signore, affinché conceda, per intercessione di Suor Lucia, alla Vita consacrata e alla Famiglia religiosa delle Ancelle della Carità una rinnovata primavera nello Spirito e sante vocazioni.

La settimana di luce – Lunedì 18/10

Lunedì 18 ottobre   

Suor Lucia avrebbe desiderato vivere la sua vocazione, non solo fra le pentole e le faccende domestiche, bensì nelle corsie dell’ospedale, eppure accetta umilmente di affidare il suo sì, nel sì di quella carità senza limiti  che tanto l’aveva affascinata e si dispone all’obbedienza.

Grazie ricevute: la passione per la cura degli ammalati le rimane nel cuore. Tante le grazie di guarigione  che il Signore concede per intercessione di Suor Lucia. Ne è la dimostrazione la guarigione della bambina Irene Zanfino, oggi una signora sposata con tre figli e nipoti. È il miracolo che permetterà  la beatificazione di Suor Lucia. 

Intenzione di Preghiera: Signore concedi ai nostri fratelli infermi che ti pregano per intercessione di Suor Lucia, la grazia della guarigione.

La settimana di luce – Domenica 17/10

Domenica 17 ottobre 

Maria Ripamonti ancora giovinetta lascia la scuola e va a lavorare come operaia nella filanda Muller a Germanedo, per contribuire all’economia della famiglia. Nel 1926, a causa di una grave crisi economica che investe tutta l’Italia, Maria perde il lavoro. Ne ritrova un altro nella fabbrica FILE, uno stabilimento di lampadine elettriche alla periferia di Acquate. 

Grazie ricevute: Il Signore ha concesso grazie di trovare un lavoro a quanti chiedevano per intercessione di Suor Lucia.

Intenzione di preghiera: Preghiamo il Signore perché conceda, anche per intercessione di Suor Lucia, una stabilità economica al nostro Paese tale da garantire a ciascun cittadino un posto di lavoro sicuro.

La settimana di luce – Sabato 16/10

Sabato 23 ottobre, alle ore 10.00, nella Cattedrale di Brescia si terrà una solenne Celebrazione con il rito di Beatificazione di Suor Lucia Ripamonti, Ancella della Carità.

Vogliamo far precedere il solenne evento con una settimana di luce di preghiera, a partire da sabato 16 ottobre. Parliamo di luce perché, come tutti i santi anche Suor Lucia è attraversata dalla Luce di Dio. La luce attraversa i santi perché sono puri e mette in risalto tutta la loro bellezza interiore, come i raggi del sole attraversano le vetrate di una cattedrale e ne rivelano tutta la loro bellezza. Ogni giornata sarà un raggio di Luce che Suor Lucia ci donerà.

Sabato 16 ottobre

Maria Ripamonti (poi Suor Lucia) nasce ad Acquate – Lecco il 26 maggio 1909; riceve il Battesimo il 30 maggio. La sua è una famiglia modesta. Orfana di mamma, il papà si risposa e dalla seconda moglie avrà sei figli e Maria aiuta la mamma in casa nelle faccende domestiche e bada ai fratellini. La domenica va a messa; frequenta l’oratorio ed è iscritta all’Azione Cattolica. Fin da piccola sente il forte amore per il Signore e verso Gesù orienterà tutta la sua vita.

Grazie ricevute:  Tante coppie di coniugi che non riuscivano ad avere figli hanno ottenuto dal Signore la grazia di avere bambini per intercessione di Suor Lucia.

Intenzione di Preghiera:  Signore, noi ti chiediamo, per intercessione di Suor Lucia, di concedere a quanti desiderano avere figli, la grazia e la gioia di averli.

Un’Ancella verso la beatificazione

Sabato 23 ottobre, alle ore 10.00, nella Cattedrale di Brescia si terrà la solenne Celebrazione con il rito di Beatificazione di Suor Lucia Ripamonti, Ancella della Carità. La Celebrazione sarà presieduta dal Cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

L’evento sarà preceduto da due eventi in preparazione alla beatificazione attraverso i quali sarà possibile conoscere meglio la figura luminosa di Suor Lucia:
– Sabato 16 ottobre 2021, alle ore 20.30, nel Salone Ferramola in via Moretto 16 (Bs), si terrà un’elevazione spirituale
– Venerdì 22 ottobre 2021, alle ore 20.30 nella Basilica S. Maria delle Grazie (Bs) Preghiera dell’Ora Decima nella vigilia della Beatificazione

In conclusione di questo momento solenne verrà celebrata s. Messa di ringraziamento il giorno 24 ottobre 2021 nella chiesa di S. Lorenzo, via Moretto 55 (Bs), alle ore 18.30, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Brescia, Mons. Pierantonio Tremolada

Professione religiosa

La Famiglia religiosa delle Ancelle della Carità annuncia con gioia la Professione temporanea di Nada Delac
e la Professione perpetua di suor Ana Kamalic e di suor Vlatka Topalovic.
La celebrazione avrà luogo sabato, 28 agosto 2021 alle ore 10.30, nella Chiesa dell’Immacolata Vergine Maria in Split (Croazia).

Sarà possibile seguire la Celebrazione in streaming attraverso il canale Youtube Sluzbenice Milosrda

Auguri di Buona e Santa Pasqua

Quel primo giorno dopo il sabato
con timore e gioia grande, alba di vita
per le donne davanti al sepolcro:
Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti (Mt 28, 7-8).

Annuncio di risurrezione nel fuoco dello Spirito
al chiaro vespro, il giorno di Pentecoste,
per Pietro davanti a molti fratelli:
Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni (At 2, 32).

Oggi la Chiesa annuncia il Mistero pasquale,
evento di salvezza per la famiglia umana.

Questa vittoria definitiva su ogni forma di morte
accordi i nostri cuori alla speranza
in scelte capaci, ovunque, di suscitare vita.

Buona Pasqua di Risurrezione!
A lei e a quanti le sono cari.

Suor Gabriella Tettamanzi
Superiora generale
e suo Consiglio 

Come servi gioiosi della speranza,
siamo chiamati ad annunciare il Risorto
con la vita e mediante l’amore.
                                            Papa Francesco

I tre setacci di Socrate

Mentre Socrate è seduto in una piazza, un uomo gli si avvicina, in preda a visibile eccitazione.
“Buongiorno Socrate, sai cosa ho appena saputo?”
“No” rispose il saggio, “come potrei saperlo?”
L’uomo, impaziente di condividere il suo segreto, si accinge a raccontare la sua storia. Ma Socrate lo interrompe: “Aspetta un momento! Prima di cominciare, puoi dirmi se hai fatto passare ciò che vuoi riferirmi attraverso i tre setacci?”
“I tre setacci?”, chiede l’altro stupito. “No non so di che cosa stai parlando!”
“Il primo setaccio è quello della bontà. Quello che vuoi raccontarmi è una cosa buona?”
“Ebbene, non ci avevo pensato. Aspetta… no, non credo che si possa dire che si tratti di una cosa buona”.
“Allora, continua il filosofo, se non è una cosa buona, l’hai almeno fatta passare per il secondo setaccio, quello della verità? Quello che vuoi dirmi è vero?”
“Devo confessare che non ne sono sicuro”, rispose l’altro sempre più imbarazzato. “L’ho saputo da un amico che l’ha sentito anche lui da…”
“Quindi non sai se è vero “.
“No, per dirla sinceramente, non ne so nulla”. Socrate allora continua: “Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né sicuramente vera, almeno passa attraverso il terzo setaccio: è utile che io venga a saperla?”
“Insomma, non credo che sia davvero utile”, rispose l’altro, a disagio.
“Allora ascolta! Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né vera, né utile, preferisco non ascoltarla”.