
Gv 4,5-42: Un incontro di mondi diversi
La terza domenica di Quaresima ci presenta due grandi temi: nel libro dell’Esodo, Israele, dopo esser stato liberato dalla schiavitù dell’Egitto, si lamenta con Dio perché lo fa morire di sete. Dio indica a Mosè dove attingere l’acqua per la sete del popolo. Questo miracolo calma la sete, dimostrando, a sua volta, chi è il Dio che accompagna Israele nel suo cammino attraverso il deserto. Il Vangelo secondo Giovanni ci racconta l’incontro di Gesù con una donna samaritana, che sarà poi una missionaria straordinaria.
L’incontro inizia verso mezzogiorno, Gesù stanco si ferma al pozzo (v.4). In questa stessa ora arriva la donna samaritana, è l’ora più calda; questo sottolinea il motivo dell’interesse di sapere di più sull’acqua di cui parla Gesù. Forse il posto sarà più vicino, ci sarà meno gente e il suo arrivo non sarà più motivo di pettegolezzi per la sua condizione di vita.
La scena è abbastanza illustrativa. La Samaritana si mostra diffidente quando l’ebreo le parla e le chiede dell’acqua (v.9). Si sorprende, che senza avere un secchio le offra «acqua viva» (v.11), un’acqua che non ristagna. Eppure, si sente attratta da quest’acqua che le calmerà la sete ed entra in conversazione (v.15). La Samaritana, dal momento in cui Gesù rivela la verità sulla sua vita, riconosce in Lui un profeta. (vv. 16-19).

Poi, ricordandosi di Giacobbe, pone la domanda riguardo il luogo del culto e riceve la risposta che il culto è spirituale senza luogo specifico (vv. 20.25) e che Lui è il Messia atteso (v.28). La donna, lasciando la sua brocca, corre in paese e testimonia di aver trovato il Salvatore, che le ha raccontato tutto quello che ha fatto (v. 29). E la gente corre incontro a Gesù… La donna samaritana non può tacere la sua conversione e invita tutto il popolo ad andare al Salvatore.
È affascinante vedere che Gesù in questa conversazione va oltre i confini etnici, fisici, religiosi, culturali e politici. Entra in dialogo con una donna, di un popolo tradizionalmente in conflitto con gli ebrei. Beffe, ritorsioni e resistenze si trasformano in occasione per annunciare la salvezza.
Dopo il dialogo con la donna, Gesù percepisce l’importanza del fare la Volontà del Padre (v. 34), così finisce senza bere né mangiare, facendo capire che la sete e la fame gridano a Dio servendolo e portandolo ai fratelli vicini e lontani.
In questa storia è possibile registrare l’incontro, come “processo” per conoscere Gesù e riconoscerlo come Messia e Salvatore attraverso l’incontro con gli altri.
La nostra identità è plurale e comunitaria: apparteniamo a una nazionalità, a una religione, a un’etnia, apparteniamo a una cultura e questa ci appartiene e ci definisce. Gesù nell’incontro con la donna, interrogandola sulla sua vita, la invita a cogliere la sua storia andando oltre il fisico, oltre la sua sete.
La sete, il desiderio dell’acqua viva porta la donna a cercare Dio, una sete molto umana che porta a cercare l’altro. Per questa sete fisica, giunge al pozzo e incontra Gesù e le sue parole: «Sono io che ti parlo» (v.26). È questo dialogo che l’ha portata a riconoscere la sua vita (sapeva tutto quello che aveva fatto, ma forse non sapeva di poterlo accogliere e amare), a riconoscere Gesù come Salvatore e a trasformare la sua vita in un dono che diventa annuncio agli altri.
Questo è ciò che Gesù compie in noi, ci fa diventare apostoli, evangelizzatori, annunciatori di quanto Dio opera nella nostra vita personale. Accettare che anche noi abbiamo bisogno, come la donna samaritana aveva bisogno di qualcuno che le raccontasse tutto quello che faceva senza giudicarla, ma accogliendola. Gesù è il Maestro dell’ospitalità.
Così, la donna al pozzo è la mediatrice dell’ospitalità di Dio verso il suo popolo smarrito, contagia i suoi vicini perché vengano a Gesù e si lascino proteggere da Lui.
Si potrebbe ricavare molto da questa singola scena.
L’invito è quello di avvicinarsi a questa qualità fondamentale di Gesù e della nostra Chiesa: l’ospitalità, il cui modello è una donna senza nome, una vita morale altamente discutibile, e che per il suo popolo diventa mezzo per arrivare alla fede in Dio di Gesù.
Nel nostro mondo di oggi le migrazioni forzate sono una questione quotidiana urgente; riflettere sull’ospitalità da cui riceviamo la salvezza può essere un modo per avvicinarci a Gesù in questa terza domenica di Quaresima.
Gli interrogativi con cui ci lascia questa domenica sono: Chi è quest’uomo? Chi sono i suoi veri discepoli?
Prendiamoci del tempo per rispondere.
Riflessione di: Suor Veronica Rivera, Equador