Sulla Strada della Parola – III Domenica di Quaresima

Lc 13, 1-9 Collaborare con l’agricoltore nell’attesa del frutto

Il 90% del popolo ruandese e burundese è agricoltore: coltiva e mangia ciò che coltiva. Conosce bene la fatica di preparare la terra per la semina, l’attesa paziente accompagnata dalla preghiera perché il sole e la pioggia siano in armonia con la stagione, la cura nel togliere le erbe che potrebbero soffocare la piantina che al tempo giusto darà il frutto. Chi pianta ama ciò che ha piantato perché ne conosce il valore.

Così è Dio, la sua pazienza nei nostri confronti è infinita… “ancora una anno, finché io gli zappi attorno”. Dio conosce il valore della Sua creatura, ci ha creato e siamo a sua immagine e somiglianza. Dio ha pazienza, vuole che l’Uomo si salvi, ogni uomo e tutto l’uomo. Non sempre noi suoi figli pensiamo allo stesso modo…puntiamo il dito facilmente contro gli altri senza accorgerci che quando lo facciamo tre dita sono puntate verso di noi… ed il nostro problema è proprio questo: l’intolleranza verso noi stessi… chi si tollera è capace di comprensione.

Gesù oggi vuole aiutarci a leggere la realtà a partire da Dio e non da noi. Un fatto di cronaca dove persone hanno perso la vita e subito scatta il giudizio, ognuno si sente in dovere di dire la sua, naturalmente salvando se stesso: si perde sempre l’obiettività quando si giudica. Gesù vuole che ognuno rifletta su se stesso e che da questa riflessione inizi un processo di conversione, un processo che prenda in considerazione una delle qualità di Dio: la misericordia. La Misericordia di Dio che attraverso suo Fglio ci dice: “Se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo”. Parole dure, che non vorremo ascoltare perché questa volta il dito sembra essere puntato contro di noi.

Ci troviamo davanti ad un Gesù che pare non avere misericordia, non essere molto tollerante, paziente, un Gesù che ci dice: “perché sfruttate il terreno?” Tempo di quaresima, tempo donatoci per “vedere se porterà frutto per l’avvenire”.

Vogliamo collaborare con il paziente coltivatore? Forse i tre ani sono già passati senza dare frutto ma Dio non usa l’orologio, Dio usa il TEMPO… Entriamo nella logica di Dio, perché nel grande campo che è il mondo, noi Ancelle della Carità siamo chiamate a collaborare con il Padre di paziente misericordia a servire i nostri fratelli in “ogni tempo e luogo” con una charité servante che è espressione della nostra personale conversione, perché ciò che ci è chiesto non è di essere “solo” credenti ma di essere CREDIBILI e per esserlo non importa l’età, l’ apostolato o il luogo del mondo dove sei, ma l’impegno costante nel coltivare il terreno della tua vita ed aspettare che l’ albero dia frutto a SUO TEMPO!

Riflessione di: suor Stefania Rossi,
missionaria in Ruanda/Burundi