Lc 9, 28-36 La trasfigurazione di Gesù: un’esperienza comunitaria
Sulla strada che ci conduce a Gerusalemme assieme a Gesù, dopo la faticosa lotta nel deserto, possiamo ora godere della sosta luminosa della trasfigurazione. “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo”: tre apostoli privilegiati che accompagnano il Maestro anche in altri momenti cruciali come la risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37) e la notte dell’agonia nel Getsemani (Mc 14,33). A loro Gesù concede un momento di estasi sorprendente che li aiuterà ad affrontare con maggiore forza e speranza i tempi della passione. A differenza di Matteo e Marco, Luca pone questa esperienza in un contesto di preghiera. Prima di volgere decisamente il volto verso Gerusalemme, Gesù sente il bisogno di ritornare alla preghiera, al luogo in cui i tempi dell’uomo si confrontano con quelli di Dio. Nella preghiera, nel luogo della relazione con l’alterità del Padre, egli trova conferma del proprio cammino. È in questo momento che il suo volto diventa “altro”. Non assume un altro volto, ma il suo volto diventa altro, sfolgorante come il volto di Mosé dopo essere stato alla presenza di Dio (Es 34, 29- 30). In questa rivelazione Gesù coinvolge i tre discepoli.

Ci piace pensare che questa “dimensione comunitaria” della trasfigurazione sia particolarmente significativa e illuminante anche per noi. Gesù li invita insieme, non singolarmente, a salire il monte e a contemplare il suo volto di luce, come a dire l’importanza di condividere con altri, con i compagni di cammino, l’esperienza vitale dell’incontro che può far diventare “altra” la vita. I tre discepoli insieme vedono l’orizzonte della Risurrezione, insieme ascoltano Mosé e Elia che parlano del cammino della passione, insieme potranno sostenersi anche nella fatica e nel resistere alla stanchezza, insieme vedranno con maggior lucidità il mistero che si disvela davanti a loro e che un giorno sarà pieno.
La trasfigurazione è un evento da vivere insieme, come comunità, come famiglia, come gruppo… come chiesa. La relazione con Dio non è un fatto privato, intimistico da trattenere per sé: «Facciamo tre capanne…» come vorrebbe Pietro, ma una realtà ecclesiale. C’è un luogo privilegiato che ci pone in questa dimensione di visione e di ascolto della Sua Parola: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» proprio là «dove sono due o tre riuniti nel mio nome» (Mt 18,20). Sarebbe davvero entusiasmante se partecipando alla S. Messa ciascuno potesse affermare: «Maestro, è bello per noi essere qui» e attingere così comunitariamente il senso della storia da percorrere insieme, del futuro da costruire. Possiamo avere meno paura se affrontiamo insieme un itinerario difficile, ma anche gioire di più se insieme siamo partecipi di un momento di cielo, se in tutto questo Gesù è il centro della nostra comunione, il fulcro della nostra ricerca, la meta del nostro pellegrinaggio.
Alla scuola di S. Maria Crocifissa possiamo imparare tutti che la strada della sequela di Gesù non può essere percorsa da soli ma nella comunione di fratelli e sorelle che condividono la stessa chiamata, in uno stile di “carità senza limiti” che ci rende parte di un unico grande progetto.
S. Maria Crocifissa ha sperimentato per prima la gioia di salire su questo “monte”: «La mia felicità grande è di trovarmi ai piedi di Gesù Sacramentato. Ah! Sì, da quello tutto spero! Egli è l’unico mio conforto, è il mio tutto». Di lei hanno testimoniato che il suo amore per Gesù eucaristico fosse così intenso da rapirla in contemplazione ma senza nessuna chiusura intimistica, anzi spalancandola alla condivisione e all’apertura verso gli altri. Questo suo amore è diventato scelta di vita per tutte le donne che a lei si sono ispirate nella sequela di Gesù e per i numerosi laici che ne condividono il carisma. La nostra fraternità di Ancelle della Carità si fonda sull’adorazione di Cristo eucaristico e crocifisso: il volto di Gesù che sul monte ha catturato gli occhi dei discepoli e che la presenza di Mosé e Elia hanno tratteggiato nella sua dimensione crocifissa, in una profonda dimensione comunitaria e apostolica. Perché noi diventiamo ciò che contempliamo!
Lasciandoci prendere per mano dal suo esempio, tutti noi possiamo fare esperienza continua della bellezza di un incontro che spalanca inediti orizzonti e ci mette sulle strade della vita con una nuova vitalità… insieme!
Riflessione di: suor Carmela, suor Michela e suor Maria Louise
“Casa di Maria” – Pontecagnano (SA)